Dagli angoli
spegniamo tutto, restiamo soli, non pensiamoci più
Da grande avrei voluto rompere bottiglie di vetro e metterne i pezzi sopra i muri. Le parole, così, non sarebbero riuscite a raggiungermi e avrei potuto osservare i miei pensieri zampettare tranquilli sopra quei vetri appuntiti. Perché loro, i pensieri, non possono tagliarsi con i pezzi di vetro. Io stesso avrei avuto paura di rompere le bottiglie e seminare i pezzi di vetro. Però, dopo aver finito il lavoro, avrei appuntato la paura sulla mia agendina per poterla eventualmente usare di nuovo più in là. È giusto che ognuno possa scegliersi la propria paura, per potersi così disegnare il volto e le mani. Di certo lui quella paura non se l’era segnata quando è venuto a parlarti e ti ha detto che non poteva averla annotata. Tuttora non capisce il perché non avendo mai fumato e bevuto pochissimo. Tu gli rispondevi che basta mangiare, vivere e respirare per ritrovarsi scritta la k, sì, la lettera, nient’altro che una lettera, scritta su foglietti rossi e bianchi. Ma ora, mentre mi pulisco le mani con un pezzo di stoffa sporco, togliendo i cristalli che mi son rimasti nelle pieghe e negli angoli della pelle e quelli più verdi sono quelli che danno più fastidio, perché non ha un motivo per essere più fastidiosi, tu provi a parlarmi raccontandomi dei denti di lupo che una volta hai trovato nel bosco. Le tue parole cadono a terra e io non posso far altro che raccoglierle e lanciarle oltre il muro dove ho messo i pezzi di vetro. È bene che stiano di là, che ci restino per un po’, perché le parole rimaste in terra rischiano poi di germogliare e fare alberi quando, invece, sono solamente lettere, righette e lineette. Quindi è necessario dare meno importanza possibile alle parole, a tutte le cose che si dicono senza pesare ma anche a tutte le cose che si dicono e basta. Quindi forse mi capisci, se vedi che senza ascoltarti troppo, ma solo un poco, mi piego e piego il braccio per gettare via le parole. Capisci quindi che il silenzio spesso è necessario, che non sempre c’è bisogno di avere un’opinione, un consiglio e condividerlo con chi si ha di fronte, incurante del fatto che il suo anno brutto è cominciato solo tre mesi prima del dovuto. Così anche io resterei in silenzio, senza dover per forza riempire i vuoti che la norma vorrebbe sempre occupati dalla certezza e dalla verità. E, invece, io non ce la faccio a parlare con leggerezza di tutto quello che è più grande di me, di tutto ciò che non posso controllare semplicemente perché non ho scelto, tra gli anni e i mesi possibili, proprio questi che mi ritrovo nel cassetto delle due case che ho. Tutto questo sarebbe successo davvero se da grande avessi potuto rompere bottiglie, metterne i pezzi di vetro sui muri e oltre a quei muri avessi potuto confinare tutte le parole che non sopporto e che invece sono costretto a condividere. Ora, che sono grande, ripenso che non ho fatto nulla di tutto ciò e quindi non posso far altro che continuare a togliermi le briciole di vetro verde dalle mani con uno strofinaccio. Certo non posso farlo spesso ma spero che questo poco mi basti.
2.7.2014