L'uva e l'ozio

Di uva, ozio e autarkeia

Categoria: Attimo

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Canzone del mattino 2

Canzone del mattino 1

Di stanze

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No che non importa, non importa. Perché se importasse le due persone si rivolgerebbero una parola, almeno, oltre allo sguardo e a un sorriso nascosto. E se si fossero detti qualcosa, solo se, si sarebbero scambiati poche ovvietà, molti imbarazzi, fino a quando, dopo numerosi attimi di silenzio, lunghissimo, almeno all’apparenza, silenzio, lui avrebbe colto l’occasione per affermare, con certezza, che gli rimane difficile buttare via i calendari. Io le fotografie, non riesco a buttarle, avrebbe risposto lei, dopo un nuovo silenzio che avrebbe contribuito a indebolirli ulteriormente. Forse solo il silenzio riesce a indebolire qualcuno come riescono a farlo le sue sicurezze, perché queste e, attenzione, non i dubbi, come comunemente si crede e si afferma, sono gli scudi dietro i quali ci nascondiamo. Ed è solo per il fatto che, magari, le sicurezze servono a farci dire, a far dire alle due persone che ancora non si sono rivolte una sola parola, che odiamo, odiano, le camicie perfette di chi ci sta intorno o di chi sta intorno a loro. Come, del resto, queste due persone odiano allo stesso modo i sorrisi diagonali. Quindi, non sarebbe meglio affidarsi a quel dubbio che si manifesta come una macchia che vediamo nel nostro occhio sinistro? Che inutilmente proviamo a cancellare con la gomma pane. Ed è curioso, persino emozionante, osservare come le due persone che avevano cominciato a dialogare, se solo lo avessero fatto, provavano a chiudere e riaprire il loro occhio sinistro in continuazione per vedere se la macchia se n’era andata. Con l’occhio destro, invece, avrebbero registrato i vari, rispettivi e reciproci cambiamenti di dimensione. Si sarebbero raccontati, loro, che, a causa della macchia nell’occhio, a lui era sembrato, spesso, di vedere cose che non esistevano, come quella volta che vide delle persone che giravano per casa con in mano un bicchiere. Lei, sorpresa da un suo stesso sorriso, avrebbe risposto che una volta vide uno pterodattilo volare in alto, sopra la pista ciclabile. Invece si poté raccontare solo di sguardi, silenzi e virgole, durante una Messa sono le virgole i momenti più importanti.

A Solitary Reign

Mi sei apparso come un fantasma

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Se lo avessi davanti probabilmente non gli chiederei niente. O forse gli chiederei perché pensava che in quel modo avrebbe firmato un fantasma. E gli chiederei che cosa avrebbe dovuto firmare un fantasma ma, soprattutto, perché parlava spesso di fantasmi. Come spesso accade è prima un particolare a catturare e poi la vista si allarga rinchiudendo, al suo interno, generali orizzonti che prima esito nel comprendere. Qualche anno fa avrei avuto modo di farti delle domande, eppure ti avevo messo da parte, come si mette da parte qualcosa che ti capita in mano ma sai benissimo non essere di tua proprietà, di tua appartenenza. È il tempo che cambia e ti cambia, di certo non è diverso, però, il tuo sguardo da dietro quella tenda, vera cortina translucente che ti vorrebbe bambino ma col peso di mille accordi e duemila parole. Ti proteggi dietro la tenda, ti protegge quella tenda eppure ho l’impressione che tu voglia spingerti oltre e venire verso di me. Avrei voglia che tu uscissi finalmente da quello spazio, che tu venissi a sedere su questa poltrona a rispondere ad alcune mie domande, quelle che ho anticipato poco fa e altre. Ti chiederei perché quella è la firma di un fantasma